C’è una lingua al mondo che per importanza batte tutte le altre. Tutte!
Sarà l’Inglese?
Lo Spagnolo?
Il Cinese?
No.
La lingua più importante di tutte in assoluto è:
La Madrelingua.
La Lingua Madre.
La Lingua della Mamma (e del Papà, parimenti importante nel tramandare lingua e cultura).
Sembra una banalità, ma non lo è.
Giornata Internazionale della Lingua Madre
Il 21 Febbraio è l’International Mother Language Day, giornata voluta dalle Nazioni Unite, a partire dal 2000, proprio per riflettere sull’importanza della Lingua Madre.
Pensaci un attimo…
Tu che stai leggendo probabilmente rientri in una di queste tre categorie:
- Sei stato educato nella tua lingua madre, conosci qualche altra lingua, ma poco
- Sei bilingue o poliglotta, ma tra le varie lingue che parli ce n’è una che è la tua lingua madre
- Sei stato cresciuto in una lingua che non è la tua lingua madre, che quindi non parli o parli poco
A seconda del gruppo in cui ricadi, probabilmente interpreterai diversamente il significato della International Mother Language Day.
Ma non importa, perché questa giornata è stata creata per chi appartiene al gruppo 3.
Per chi è stato privato della propria lingua madre per un motivo o per l’altro.
Anzi, è stata creata perché il gruppo 3 vada progressivamente sparendo, perché nessun bambino debba crescere senza accedere alla lingua, identità e cultura dei propri genitori.*
Perché nessuno venga privato della propria lingua
A tutti gli altri, questa giornata ricorda che ognuno dovrebbe avere il diritto di crescere nella propria lingua madre. Che nessun insegnante dovrebbe dire a un genitore di non parlare la propria lingua. Nessun genitore dovrebbe rinunciare alla propria lingua perché ‘tanto non serve’.
La lingua è prima di tutto uno strumento di comunicazione e di relazione, parlare la propria lingua con i propri bambini è un elemento indispensabile per costruire relazioni solide con i figli, e su queste relazioni solide si impianta poi tutta la struttura del vissuto di ogni persona.
Ovviamente, la lingua madre è anche più importante dell’Inglese (come lingua straniera).
E perché tutti possano imparare tutte le lingue che vogliono!
Quando un genitore che parla un’altra lingua dice di voler venire ai Playgroup io gli dico sempre…. Nì. La tua lingua è più importante, se inserire l’Inglese rischia di impedirti di passare la tua lingua ai tuoi figli, lascia stare.
Poi a volte mi capita invece una telefonata come quella dell’altro giorno. Di una mamma argentina (a cui probabilmente spunterà una lacrima leggendo queste righe) che ha cresciuto la propria bambina in Spagnolo, come è giusto che sia. Ma ha seminato qui e là degli input di Inglese, perché la bambina ne prendesse coscienza.
A 3 anni la bambina (che parla Spagnolo) aveva superato la madre nelle competenze in Inglese. A 7 anni una signora Inglese ha chiesto loro dove vivevano in Inghilterra.
Come è stato possibile?
Questa mamma mi ha detto una cosa bellissima:
Mi sono sentita supportata.
Ringraziandomi mi ha detto “attraverso il blog e la comunità che è nata intorno al blog ho sentito che potevo permettere alla mia bambina di giocare con l’Inglese senza volere che imparasse l’Inglese. Che potevo aiutarla senza chiederle nulla.”
E qui la lacrimuccia è spuntata a me…
Questo per me è il senso meraviglioso di questa giornata.
Ogni lingua è importante.
La lingua madre, la lingua in cui la mamma sente di voler cantare e parlare al proprio bambino, è la lingua più importante di tutte.
Tutte le altre lingue, che siano la lingua dominante del paese in cui si vive o una seconda lingua straniera, sbocceranno spontaneamente quando c’è supporto e rispetto delle esigenze vere del bambino, e dei suoi genitori.
P.S.
* Pensi che nessuno possa impedire a nessuno di parlare la propria lingua? Nel secolo scorso anche in Europa, anche in Italia, era proibito l’uso di lingue non ufficiali, ancora oggi la pratica avviene in alcuni paesi.
Si parla di genocidio linguistico, vedi anche qui per esempi specifici, che pur non essendo cruento va a minare l’identità e l’autostima delle persone.
Cara Letizia, leggo questo bel post sulla giornata della lingua, e ti faccio una domanda: l’idea per cui nessuno dovrebbe essere privato della lingua madre vale anche se questa e’ il dialetto? succede spesso che i genitori non lo vogliano trasmettere ai figli, in quanto parlare dialetto e’ sentito come qualcosa che denota ignoranza ovvero emarginazione.
Caro Francesco, che bellissima domanda!
Premetto che qui secondo me ci muoviamo nel campo delle opinioni, ma è utile e importante scambiare queste opinioni.
Tu dici: “succede spesso che i genitori non lo vogliano trasmettere ai figli”
Ne sei sicuro? A me sembra che chi è abituato a parlare Italiano lo faccia anche con i figli con spontaneità, non per timore di denotare ignoranza usando il dialetto. E che chi è abituato a parlare dialetto lo faccia con altrettanta spontaneità.
Va detto che, a meno di non avere accesso a un osservatorio specifico, le nostre impressioni sui dialetti sono appunto impressioni, fortemente condizionate dagli ambiti inevitabilmente ristretti in cui abbiamo modo di osservarli.
Ma accettiamo pure l’idea che i genitori non vogliano trasmettere il dialetto…
E’ una perdita?
Secondo me sì.
Perchè il dialetto è una lingua, e come tutte le lingue porta con sè tradizioni, vissuto, cultura.
I dialetti sono bellissimi perchè sono veri.
E’ una perdita altrettanto grave della privazione di una lingua madre?
Secondo me no.
Fermo restando quanto detto sopra, che vogliono tornare a sottolineare, ritengo (mia personale opinione) che nella soppressione di una lingua ci sia un gesto di violenza di un’etnia/fascia sociale verso un’altra.
Nel caso dell’omogenizzazione degli Italiani sulla lingua Italiana c’è invece un processo di amalgama in cui tutti rinunciano a qualcosa in nome di un’unità nazionale. Nessuno in questo processo deve sacrificare la propria identità a quella di un altro.
Il dialetto veronese non è più importante di quello leccese, per intendersi, sono parimenti importanti ma entrambi meno importanti dell’Italiano.
Sia i veronesi che i leccesi si riconoscono come Italiani al 100%, pur mantenendo all’interno di questa identità l’orgoglio delle tradizioni della propria terra (e una certa dose di scetticismo verso gli italiani locati a 1000km di distanza).
Io la vedo così… Tu?
Letizia