Sono le parole della mamma di uno dei ragazzi coinvolti nel caso dell’anziano maltrattato e poi morto (forse a causa dei maltrattamenti) a Manduria.
Io non sono la mamma di un mostro.
Eppure è così che il mondo la vede.
Mostro non è solo chi ha compiuto questi errori, ma anche chi ne era a conoscenza, per esempio per aver ricevuto i video, ma non ha detto né fatto nulla. Soprattutto non ne ha parlato con i genitori, chiedendo loro aiuto.
E’ una parola orrenda, fortissima, micidiale. Ma esprime il sentire di tanti che hanno visto il video delle torture e di chi, come me, non ce la fa proprio a vederlo, mi è bastato leggere i resoconti.
E’ anche una parola in cui né la mamma in questione né la società del posto si riconosce.
In uno scambio su Facebook, un ragazzo del posto scrive in risposta a un mio commento:
“è lo STATO che ha la responsabilità e l’obbligo del controllo del Territorio. Laddove lo STATO delega e latita l’anarchia prende il sopravvento e Manduria ne è esempio concreto“
No, non ci sto.
Manduria non è una zona malfamata, e questi ragazzi, da quanto si legge dai giornali, non vivono in situazioni di estremo disagio, alcuni anzi vivono in situazioni di comfort.
Sono ragazzi normali, che hanno fatto una cosa efferata.
Prima di gridare che è colpa dello stato è bene guardarsi dentro, in casa, in piazza, sul sagrato della Chiesa.
Hai ripreso tuo figlio quella volta che ha escluso un ragazzino dal gioco solo perché era meno bravo?
Gli hai spiegato che alle festine si invitano tutti i compagni, perché il bello è stare insieme e giocare (anche se a volte ci si irrita un po’), non crearsi il proprio piccolo clan?
Hai rimproverato tua figlia quando con le amichette prende in giro la compagna meno carina, meno ben vestita, meno intelligente?
Hai detto ai tuoi bambini che se in classe qualcuno viene escluso dal gioco o dalle attività è loro dovere portarlo all’attenzione delle maestre e fare in modo che la classe ne discuta? (sì certo, la maestra dovrebbe accorgersene da sola, ma se non lo fa, per qualsiasi motivo, la persona corretta alza la mano e lo dice)
Controlli il telefono? (e sei consapevole del fatto che per legge – GDPR – i minori di 16 anni non dovrebbero nemmeno avere un account whatsapp?)
Se non lo hai fatto, fallo.
Perché io Manduria la conosco. Non è un posto di mostri, non è un luogo altro.
E’ un posto (abbastanza) normale.
Di bambini educati e di bambini maleducati.
Di mamme severe e di mamme “poverino”.
Manduria è un comune commissariato per mafia (da qui l’abbastanza), ma è anche un comune in cui la società civile si batte da anni per ostacolare l’assurda costruzione di un depuratore sulla costa chiedendo che venga invece costruito nell’entroterra (l’Italia è piena di depuratori sulle coste e di spiagge con divieto di balneazione, ma a Manduria non mollano!)
L’orrore di quanto è accaduto me lo sono sentita addosso e mi sono domandata “se fosse successo a me?”.
Cosa diremmo noi, se fosse successo a noi?
Io gliel’ho detto subito a mio figlio.
Una cosa del genere non può e non deve succedere mai. Io ti ho insegnato a intervenire se qualcuno si approfitta di chi è più debole. Ti ho insegnato a parlare se qualcosa è sbagliato. Se tu facessi una cosa del genere, saresti un mostro. E io sarei la mamma di un mostro.
E tanto per chiarire, questo non è gettare sale nella piaga. E’ dirci che può succedere a chiunque di noi, e il giorno che dovesse succedere, dovremmo avere verso noi stessi la stessa severità di giudizio che esercitiamo adesso verso queste famiglie.
Quindi stiamo all’erta, parliamo con i nostri figli, impartiamo lezioni noiose ma necessarie e soprattutto rassicuriamoci, i nostri figli non sono straordinari (altra parola usata da questa mamma), sono normali. Capaci di fare il bene e di fare il male. Sta a noi insegnare loro la differenza.
Prima di chiudere vi lascio con il video di una donna, normalissima, forte a vederla, calma e riflessiva. Mamma di uno dei due ragazzi responsabili dell’omicidio di massa noto come Columbine Shooting (1999). Guardatelo.
Poi spegnete la televisione, o Netflix, mettete giù il cellulare e parlate con i vostri figli. Di tutto. Soprattutto di quello che menzionano loro, dei loro problemi, dei loro dubbi, delle loro paure e delusioni.
Dobbiamo esserci, ogni giorno.
Arianna dice
Ciao Letizia,
ti ringrazio tanto per aver condiviso l’articolo, il video e aver aperto una discussione sull’argomento. Penso che sia sempre più importante riflettere, discutere e conoscere questo crescente malessere sociale che contraddistingue il nostro tempo e ahimè lo farà sempre di più. Concordo che non basti l’amore o l’educazione, sono necessarie entrambe, il cuore e la mente e soprattutto la presenza, la consapevolezza che abbiamo tutti una responsabilità gli uni verso gli altri solo per il fatto di essere umani.
Personalmente combatto quotidiamente contro la filosofia del “chi te la fa fare”… ad intervenire, a studiare, ad impegnarti, a crederci, a lottare per ottenere più diritti, più servizi, più uguaglianza, più democrazia… non è facile, anzi è durissimo perchè spesso devi remare contro proprio chi dovrebbe stare dalla tua parte, ma non saprei vivere diversamente.
Ludovica dice
Scusa, Letizia, io non ti seguo: hai giustamente allegato il TED della mamma dell’omicida-suicida del Colombine, che spiega come suo figlio avesse problemi mentali e, sempre giustamente, ricordi ai genitori quanto sia importante stare vicino ai propri figli e ascoltarli profondamente, ma allora, perché parlare di educazione? Certo, l’educazione è importante, ma l’esempio lo è molto di più e, in ogni caso, le parole dette non hanno assolutamente nessun valore davanti a una sofferenza emotiva che sicuramente, senza ombra di dubbio, anche i ragazzi di Manduria hanno e avevano!! Come poterlo mettere in dubbio? Come poter pensare che una persona sana possa torturare qualcuno solo perché non è stata educata?! L’umanità non è frutto dell’educazione!!
Allucinanti, poi, ritengo i commenti riguardo alle mamme che difendono i figli!! Ma QUESTO SIGNIFICA AMMETTERE CHE PERSONE SANE POSSANO COMMETTERE AZIONI EFFERATE! QUESTO, secondo me, NON È AMMISSIBILE!!
Ciò di cui C’È davvero BISOGNO è DI RENDERSI CONTO CHE ESISTE IL MALESSERE SOCIALE, spesso dovuto proprio ad una gestione dei figli troppo dura, con eccessive aspettative, che mette in secondo piano la bellezza e la fortuna di essere al mondo, di essere insieme, di amarsi… Quante persone sono PIÙ PREOCCUPATE DELLA SCUOLA CHE DEL FATTO DI RIUSCIRE A DARE UN SENSO ALLA PROPRIA VITA E A QUELLA DEI PROPRI FIGLI? QUANTE PERSONE SONO PIÙ PREOCCUPATE DEL LIVELLO SOCIALE O DEL GUADAGNO PROPRIO E DEI PROPRI FIGLI PIUTTOSTO CHE DEL FATTO DI ESSERE FELICI? Queste sono i quesiti da porsi! Troppe persone non riescono e non credono di poter dare un senso alla vita e, perciò, banalizzano ogni cosa e non riescono a dare valore a nulla!
È DAL SENSO DI VUOTO CHE NASCE IL MALESSERE MENTALE, non certo dalla mancanza di educazione nel senso citato nel tuo articolo e nei commenti precedenti al mio…
L’EDUCAZIONE CHE MANCA È QUELLA AL SENSO DELLA VITA, DELL’AMORE VERO… MA NON È EDUCAZIONE, È UN MODO DI ESSERE CHE SI RIESCE A TRASMETTERE SOLO SE LO SI COLTIVA DENTRO DI SÈ!!
LwM dice
Ludovica,
i bulli non sono tutti persone con problemi di salute mentale. Non ho le statistiche, ma immagino (immagino, ripeto) che le persone con problemi di salute mentale siano la minoranza. Gli altri sono semplicemente educati male, insensibili, insicuri, etc.
Che l’educazione vada data con l’esempio, con amore e con ascolto mi sembra scontato, e mi sembra di averlo anche scritto esplicitamente, sia nel post che nei commenti. In ogni caso, se non era chiaro, lo ribadisco. Certo che l’esempio è fondamentale, ci mancherebbe.
Mi sfugge infatti cosa non ti torna dell’idea che ho cercato di comunicare di educazione, comunque poco male, ognuno la chiami come gli pare: educazione, senso della vita, quelo che vuoi, purchè passi il concetto.
Su un punto però mi preme essere ferma: l’amore non basta. Si può amare un figlio totalmente ed essere però ciechi di fronte alle sue vere esigenze e ai suoi limiti, si può amare senza saper dire di no e senza saper educare. Questo tipo di amore non fa il bene di nessuno, nè dei ragazzi che crescono senza limiti e senza una bussola morale, nè della società che si trova a fare i conti con delle persone che nuocciono agli altri.
Letizia
Ludovica dice
Quello su cui non sono d’accordo è il fatto che non si prendano in considerazione le ragioni profonde delle azioni delle persone.
Un bullo, un insicuro, un insensibile… portano dentro di sé frustrazione, rabbia, sfiducia, disperazione… e queste pesanti emozioni non vengono certo dal fatto che i genitori hanno dimenticato di dir loro “questo non si fa!”, “questa è responsabilità tua!”, “devi segnalare i comportamenti abusanti degli altri!”…
Capisci cosa intendo?
Si tratta proprio di una cosa diversa!
Si tratta di genitori che, anche con le migliori intenzioni, si portano dentro a loro volta sofferenze e questioni irrisolte che riversano sui figli (mentre la società continua a tollerare che si adottino con i figli sberle e umiliazioni!!), oppure sono persone che si sono trovate in gravi difficoltà e che non hanno potuto tutelare i propri figli, che ne sono rimasti esposti!
Io credo che sia molto importante in queste situazioni NON GIUDICARE (cosa che purtroppo alle persone piace molto e, infatti, come vedi da alcuni commenti al tuo post, alcune sono state ben contente di puntare subito il dito e sfogare le proprie frustrazioni personali!!) e porsi quesiti PIÙ PROFONDI (anche e soprattutto in merito a noi stessi!).
Ti ringrazio per aver aperto la discussione su un blog come il tuo, dove c’è ancora spazio per un confronto sensato!!
Nella speranza di essere riuscita a far comprendere meglio il mio pensiero, ti auguro buon lavoro!
LwM dice
Ludovica, sinceramente non sono d’accordo. La tua è un’ipotesi, basata su pochi fatti perchè di queste famiglie non sappiamo nulla.
Tutti afflitti da traumi?
Possibile per carità. Ma non certo.
Esiste anche la sciatteria educativa, la pigrizia, l’inerzia, la superficialità, e fanno danni.
Di questi ragazzi dicono “non hanno capito”, quel non hanno capito deve far pensare (lo ha detto sempre la mamma di cui sopra).
Letizia
LwM dice
aggiungo un commento…
chi ha agito in prima persona, chi ha maltrattato, è cattivo. consapevole della propria cattiveria.
ma chi non ha agito (ha “solo ricevuto i video”), e magari pensa di essere una brava persona, da qui in avanti vivrà sempre con la consapevolezza di avere una morte sulla coscienza.
un peso assurdo, che maturando può solo aumentare.
che pena.
Francesco Spisani dice
Qualcuno mi puo’ illuminare? ho rintracciato l’articolo, e non capisco se il figlio di quella persona fosse parte attiva delle violenze o si fosse “limitato” a riprendere e diffondere le relative immagini.
Il problema, anche se si trattasse “solo” di aver ricevuto il video e taciuto, e’ pero’ piu’ grosso. Purtroppo non basta dire al figliolo di non fare certe cose e di non star zitto di fronte a chi le fa. Dobbiamo dare l’esempio noi, e questo latita anche nei comuni non mafiosi. Quanti di noi dicono qualcosa di fronte a un collega mobbizzato sul lavoro, o ad un insulto razzista in un luogo pubblico? io lo faccio, per una serie di ragioni, ma in molti predomina la cultura del non immischiarsi. E i ragazzi recepiscono, mettendoci del loro.
LwM dice
questo è verissimo, il silenzio, non necessariamente omertoso, piuttosto legato alla paura di fare brutta figura, di essere esclusi, di subire ritorsioni è un tema fondamentale.
non c’è modo di sapere ovviamente se abbia giocato un ruolo in questa specifica circostanza, ma è il caso di domandarsi se noi diamo l’esempio ai nostri figli.
dare l’esempio vuol dire farlo, raccontare (ai nostri figli) che lo abbiamo fatto, condividere i nostri timori nel farlo.
i bambini devono vederci in difficoltà e devono vederci affrontare le difficoltà.
è così che imparano a gestire le loro difficoltà, e le loro scelte morali
comunque non sappiamo chi sia il ragazzo in questione, nè i genitori, sappiamo solo quello riportano gli articoli. secondo la mamma il ragazzo ha “solo” ricevuto i video.
Step dice
Condivido! E mi sto convincendo che il nostro paese e la società che viviamo nella nostra Italietta, è definibile dietro un concetto: mammone. Una società che… si aspetta che ci sia sempre un altro a fare le cose, che… l’istituzione sempre e comunque deve intervenire, che… attendiamo che questa si attivi per risolvere il degrado, che… ci facciamo rifare il letto, c’è sempre qualcuno che poi ce lo rifà, che…. sporchiamo per strada tanto qualcuno che pago pulisce, che… ma pure lui lo ha fatto, perchè non lo posso fare pure io? che.. chi? io? noooo io no… lo ha fatto lui! Insomma credo abbiamo un senso dello stato, del rispetto, e del vivere i valor civili, che sembra non venire da noi, ma è demandato ad altri, e chiediamo che venga da altri prima di attivarci noi in prima persona. Ma lo stato siamo noi, e le istituzioni e la politica è chiamata DA NOI, ad amministrare. Dico ciò perchè sempre più spesso sento chiamare ed invocare solidarietà, presenza, rispetto. Ma siamo noi genitori, cittadini, abitanti, che per primi dobbiamo impegnarci nel mostrare, ciò che chiadiamo! Ed i nostri figli ne faranno tesore che sono delle spugne. Non è facile. Ma si è sempre fatto così e bisogna riotornare a farlo. Alzando lo sguardo dai nostri devices, dai nostri schermi, e leggendo le notizie oltre le prime tre righe.
Ombretta dice
Sono d’accordo. E secondo me il problema sono le mamme, che difendono i figli sempre e comunque. A scuola di mio figlio ce ne sono tante. La maestra non va bene, non ha cuore, sono piccoli, non è empatica. Mio figlio fa la terza elementare, non fa l’asilo. Se non sa imparare la lezione è colpa sua. Io facevo i temi in terza e già studiavo il medioevo. Loro iniziano ora a studiare una due pagine ed è troppo difficile. Hanno troppi compiti sempre, secondo le mamme (i papà non appaiono). Anche quando sono pochissimi. Arrivano alle medie che non sanno fare nulla, in casa non fanno nulla, non sanno affrontare l’insuccesso. Io gratifico mio figlio quando è bravo, e spesso lo è. Ma se sbaglia mi arrabbio. Loro no. Il figlio è sempre perfetto. Io sto zitta perché ho già parlato e non mi va più di discutere, ma questo mondo non mi piace.
Step dice
Ben detto condivido!